Oggi vi racconto di come la mia casa da quando sono nata ha dovuto cambiare aspetto.
Abbiamo dovuto eseguire dei lavori per abbattere alcune barriere e riuscire a muovermi in autonomia su tutti gli spazi.
E' stato costruito un ascensore che collega tutti e tre i piani della casa e questo ha comportato una piccola riduzione degli spazi precedenti.
Anche gli scalini che portavano al bagno sono stati sostituiti da una rampa di legno che mi permette di accederci con molta semplicità. Il lavandino è stato modificato per permettermi di lavare le mani e i denti entrando direttamente sotto il lavabo con la carrozzina.
Per quanto riguarda la doccia, non mi è possibile fare il bagno nella vasca e per questo abbiamo dovuto eliminare tutto il box doccia e acquistare una carrozzina resistente all'acqua che si trova nei negozi di articoli sanitari. Come potete vedere nel video ho cercato di fare vedere come una persona
in carrozzina spesso si trovi davanti ad ostacoli invalicabili ma che a
tutto c'è una soluzione!
Nella mia casa su misura mi sento bene perchè mi permette anche di rimanere sola per brevi periodi avendo quasi tutto accessibile.
Da parecchi anni uso il "cercapersone", un dispositivo che metto al collo e in caso di bisogno posso azionare per chiedere aiuto a dei famigliari che abitano nelle vicinanze.
Quando ero
piccola mi chiamavano tutti “la bambina cado-cado” (nel senso che pendevo di
qua e di là, perchè mi mancava l’equilibrio! ) Ma come mai? Perché durante la nascita ho
avuto delle complicanze respiratorie che hanno compromesso il sistema
nervoso centrale (SNC).
C’è stata la mancanza di ossigeno ed alcune
aree del cervello hanno subito delle lesioni, in particolar modo quelle legate
al linguaggio, al movimento, alla deglutizione e all’equilibrio. Come da
prassi è stato eseguito dai medici il Test di Apgar che è il risultato di una
serie di controlli eseguiti sul neonato, nei primi minuti di vita. Questa
valutazione stabilisce rapidamente quale sia lo stato di salute del bambino
appena nato, fornendo un primo giudizio circa l'efficienza delle funzioni più
importanti del suo organismo. In termini più pratici, l'indice di Apgar prende
in considerazione cinque parametri vitali: frequenza cardiaca, ritmo
respiratorio, reazione agli stimoli, colorito cutaneo, tono muscolare.Ad ognuno
di questi elementi, viene assegnato un punteggio che va da zero a dieci: se la
somma è superiore a sette, le condizioni del neonato sono ritenute
soddisfacenti. Il test viene eseguito entro 1 minuto dalla nascita e ripetuto
dopo 5 minuti. Un indice di Apgar basso non è, di per sé, il segno di gravi
problemi in atto, ma induce i medici ad intensificare gli accertamenti
post-natali.
Per quanto
mi riguardi i risultati di questo test erano 1’= 1, 5’= 5 , 10’= 7. Sono stata
intubata e trasferita d’urgenza all’ospedale di Treviso. A poche ore di vita ho
fatto un giro in elicottero! 😊
I primi anni
di vita sono stati i più semplici ma con l’evolversi dello sviluppo, circa
verso i due anni e mezzo sono emersi i primi segnali: non riuscivo a stare in
piedi, non deglutivo correttamente la saliva e avevo difficoltà nella
masticazione del cibo e difficoltà nella comunicazione.
Inoltre sono comparse le prime distonie, cioè
delle contrazioni muscolari involontarie prolungate di gruppi muscolari
antagonisti nella stessa parte del corpo che portano a posture anomale
sostenute o a scatti, torsioni, spasmi intermittenti che possono assomigliare a
tremori, atetosi o coreoatetosi.
In seguito
ad una visita neuropsichiatrica e alla valutazione di una commissione specialistica
è emersa la diagnosi di Paralisi cerebrale distonica di tipo atetoide.
La Paralisi cerebrale infantile
(PCI) è la disabilità neuromotoria con la più alta incidenza in età pediatrica.
Essa è causata da un danno al sistema nervoso centrale e comporta varie
difficoltà – anche di entità diverse – a livello motorio e talvolta anche
intellettivo.
Per
affrontare al meglio la PCI è necessario agire su più fronti parallelamente,
con una serie di trattamenti che coinvolgono diversi specialisti: fisiatra,
fisioterapista, neuropsichiatra, in primis.
Da quel
momento è iniziato il mio percorso di fisioterapia ma anche di logopedia,
psicoterapia e psicomotricità.
La
fisioterapia gioca un ruolo fondamentale nell’articolato sistema di terapie e
trattamenti per migliorare la qualità di vita di bambini e ragazzi con Paralisi
cerebrale.
Oggi mi
piacerebbe approfondire con voi, come la fisioterapia ha cambiato il mio modo
di muovermi e come mi ha aiutato a gestire i miei deficit fisici.
Il mio
percorso riabilitativo è durato fino ai tredici anni, con cadenza di due volte
alla settimana presso la Neuropsichiatria infantile di Bassano del Grappa.
Ero seguita
dalla Fisiochinesiterapista Carla che mi ha insegnato a migliorare,
stimolandomi e insegnandomi a convivere e cercare di superare il più possibilele mie difficoltà motorie.
Carla dice:
“Fin da piccola dimostravi caparbietà e guardando i video fa impressione la tua attenzione e ascolto a
quanto ti suggerivo, c’è stata reciprocità e compliance fondamentale per una
buona relazione terapeutica”
Gli esercizi
proposti sono stati: deambulazione, mantenimento della postura e
dell’equilibrio, motricità fine, sviluppo della memoria legata al movimento,
esercizi per gli automatismi, esercizi per la motricità globale, esecuzione e
coordinazione dei movimenti, passaggi di postura con aiuto e ausilio della
carrozzina.
Fin da
piccola ho imparato ad usare degli strumenti come la carrozzina, il girello, il
carrellino e lo stabilizzatore. All’età
di sei anni ho avuto la mia prima carrozzina elettrica, prima invece utilizzavo
un passeggino per disabili. Ho portato dei tutori alle gambe fino agli
undici/dodici anni e dei plantari ai piedi per aiutarmi a tenere la caviglia in
una corretta posizione .
Mano a mano
che crescevo dovevo cambiarli facendo un calco in gesso eseguito da un
ortopedico specializzato.
La mia
patologia non è degenerativa ma, ancora oggi continuo la Fisioterapia presso il
Centro medico Bassano per mantenere le abilità che ho appreso e per prevenire
l’insorgenza di altre problematiche dovute all’età adulta . Faccio esercizi
diversi da quando ero piccola ma sempre specifici per la mia patologia e
adattati alla mia età.
Quando ero
piccola non ero felice di andare a fare fisioterapia soprattutto quando uscivo
da scuola e sapevo che gli altri miei compagni andavano al parco perché sarebbe
piaciuto anche a me poter giocare con loro. Ora invece ho una maggiore
consapevolezza dell’importanza della terapia ed è per questo che ci vado
volentieri…anche se quando termino la seduta sono sfinita !!!