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martedì 22 febbraio 2022

Racconti brevi. "Di fretta"

 

 

 

Vi siete mai chiesti se il tempo vi sfugge?

Oggi vi propongo una lettura di Fabio Pinna che s’intitola “di fretta”.

La storia parla di alcune riflessioni fatte dall’autore sul tempo e sulla fretta con la quale svolgiamo le azioni della nostra vita.

“La vita non è un gin tonic, è una forzatura”, penso che con questa frase l’autore volesse dire che spesso non abbiamo il tempo di assaporare le cose che facciamo e che abbiamo  perché andiamo di fretta.

“Tutto quello che succede nel cuore ufficialmente non esiste” potrebbe significare che in questa società sempre più frenetica non troviamo il tempo di vivere le nostre emozioni e curare gli affetti.

A causa della pandemia il mondo intero (ad eccezione del personale sanitario e i lavoratori nell’ambito dei beni di prima necessità) è stato costretto a fermarsi. Il tempo si è bloccato poiché eravamo spesso a casa e avevamo modo  di dedicarci alla famiglia, alla cucina, alla visione di un buon film, ad ascoltare musica e leggere libri.

A differenza di chi si è fermato penso ai medici che andavano di fretta per salvare più persone possibili.

La mia esperienza è diversa.

In generale la mia vita ha tempi più lunghi per svolgere le cose di tutti i giorni e quindi il tempo e la fretta sono più difficili da gestire.

Con la pandemia sono stata più bloccata rispetto ad altri perché le attività che facevo di solito si sono fermate anche per il fatto che necessito dell’aiuto di qualcuno per svolgere qualsiasi cosa.

Penso anche all’andare in piscina, mi era impossibile per tutta una serie di limitazioni imposte dal regolamento.

Se la mia vita comunque è sempre stata caratterizzata da tempi lenti e non dalla fretta, a causa del Covid mi sono dovuta fermare del tutto…e non è stato facile.

Molto gente ha avuto la possibilità di fermarsi a riflettere sulla propria vita e ha quindi potuto trarre benefici da questa chiusura. Io invece ho subito il troppo tempo ferma e questo mi ha portato ad avere ansia.

 

Cosa ne pensate voi del tempo?

Come avete vissuto questi anni di Covid?

 


 

Link: https://www.fabiopinna.me/fabio-pinna/ 

venerdì 18 febbraio 2022

Racconti brevi. "Una ragazza per bene"

 

 

Da oggi partirà un nuovo spazio dedicato a racconti di testo con una morale e con le mie riflessioni che condividerò con voi. Troverete il link per poter leggere il brano.

 

https://www.leggereacolori.com/leggere-a-colori/racconti-brevi/una-ragazza-per-bene-racconto/

 

Il racconto di oggi si intitola "Una ragazza per bene" e tratta il tema del razzismo e di come la gente etichetta le persone puntando il dito senza conoscerle.

La protagonista è Barbara, una ragazza che lavora in un bar, fidanzata con una guardia giurata.

Lei barista e lui facente parte delle Forze dell'ordine, due mondi diametralmente opposti.

Barbara era solita giudicare i clienti del bar e dare a tutti un'etichetta sulla base del loro status sociale, distribuendo sorrisi e gentilezze alle classi più elevate e parole a denti stretti alle categorie inferiori. 

Tuttavia un giorno si è dovuta scontrare con una realtà scomoda, quando tutti sono venuti a conoscenza del fatto che il suo compagno era coinvolto in reati molto gravi. Tutti i suoi valori sono crollati ed è stata travolta dalla vergogna, a tal punto da licenziarsi dal bar nel quale lavorava.

Questo racconto ci spiega che spesso si etichettano le persone troppo presto, senza conoscere la loro storia. Questo succede soprattutto con gli stranieri. Si è pronti a puntare il dito senza pensare che chi si ha di fronte è soprattutto una persona con una storia e un bagaglio di esprienze che possono essere diverse dalle nostre. Risulta spesso difficile comprendere e accettare tutto ciò che è diverso e lontano da noi.

Vorrei che nessuno fosse etichettato anche se mi rendo conto quanto sia difficile, perchè siamo portati a farlo anche solo basandoci sull'abbigliamento, il modo di essere, il modo di fare,  di parlare, il fisico, il conto in banca, la religione. 

Mi piacerebbe leggere i vostri commenti e sapere se anche voi a volte vi sentite giudicati o se siete voi per primi a giudicare.

Ci vediamo al prossimo racconto!


mercoledì 16 febbraio 2022

Il mio carnevale

Siamo in periodo di Carnevale e mi è venuta voglia di sfogliare i vecchi album di foto. Ho pensato di condividere alcuni scatti.

Per alcuni anni ho partecipato ai carri mascherati con il gruppo di Valrovina, è stata una bellissima esperienza anche se non ho potuto partecipare a tutte le sfilate in quanto per me era un po' stancante. 

Sono riuscita a fare quella di Bassano nelle giornate di sabato e domenica. Sono salita direttamente sopra i carri grazie alla forza di alcuni uomini che sono stati capaci di sollevare me e la mia carrozzina.

I carri erano costruiti dagli uomini del paese mentre i vestiti cuciti dalle donne. 

Altri anni invece mi sono travestita e mi sono goduta i carri "dal basso". Spesso ero ricoperta di schiuma e ho mangiato parecchi coriandoli. Trovavo coriandoli sul corpo anche a giorni di distanza!

 

   
                                                                                                

 

                                                       


 

 
                                              




venerdì 11 febbraio 2022

Teresa con la sua bicicletta

 

 


 

Oggi vi voglio raccontare della mia bicicletta.

Quando ero piccola, all’età di otto/nove anni aveva una bicicletta rossa adattata con dei tutori in ferro che mi tenevano fermi i miei piedi ai pedali. Questo ausilio mi è stato fornito dall’Ulss.

Avevo due ruote nella parte posteriore per una maggiore stabilità, la sella con uno schienale e una cintura che mi permetteva di non cadere in avanti. Inoltre con una fascia tenevo fermo il braccio destro alla manopola del manubrio perché altrimenti non sarei stata in grado di avere una presa costante.

Con questa bici andavo nel campetto di Valrovina assieme alle mie cugine e alle loro bicicletta. Una volta sono andata in montagna, a Cesuna e abbiamo fatto dei giri sul posto.

Devo essere sincera, la fatica era tanta. Non era semplice coordinare i movimenti e pedalare poiché la bici era abbastanza pesante e ingombrante, soprattutto nel curvare.

Senza dubbi preferivo nuotare in piscina piuttosto che pedalare!

Per la gioia del nonno Rino che è un grande appassionato di bici, ho smesso di andarci, anche perché sono caduta due volte.

Un giorno mi era venuta voglia di partecipare ad un corso di pattinaggio su ruote, sono andata al campo nel quale si svolgeva qui a Valrovina. Dato che non potevo pattinare la mamma ha proposto all’istruttore di partecipare con la mia bici. Così ho fatto ma il primo giorno l’insegnante ha pensato che io potessi andare molto velocemente e durante un percorso da fare con i birilli, visto che a suo dire andavo piano, ha ben pensato di spingermi e così nella curva ho perso l’equilibrio e sono caduta. Per fortuna avevo il casco ma sono comunque caduta nel cemento. Subito sono accorse tante persone ad aiutarmi, per soccorrermi e riuscire a sollevare la bici che come dicevo è molto pesante. Io e la bici eravamo un tutt’uno a terra perché la cintura mi teneva legata ad essa.

Dopo vari tentativi per provare ad alzarmi, per fortuna sono arrivati degli uomini forzuti che ce l’hanno fatta. Appena mi sono alzata ho iniziato ad avere capogiri e ho visto il campo sportivo che girava intorno a me; mi hanno accompagnato a casa e stesa sul divano. Poco dopo è giunta la pediatra che mi ha visitata. Quasi subito ho iniziato a vomitare ed avevo un forte mal di testa. A quel punto sono stata portata all’ospedale dove ho dovuto aspettare delle ore per essere visitata. Intanto stavo sempre peggio.

Dopo la visita i medici hanno deciso che sarebbe stato meglio rimanere in osservazione per qualche giorno. Per un’intera settimana ho continuato ad avere vomito ma i medici mi tenevano semplicemente lì in osservazione senza fare nulla perché secondo loro sarebbe passato tutto. Abbiamo rotto le scatole e alla fine siamo riusciti ad ottenere una tac. II problema era come farla perché bisogna rimanere immobili ma per me è impossibile a causa delle distonie. Così mi hanno legata al lettino con delle fasce di velcro in modo da poter svolgere l’esame. Per fortuna avevo “solo” un trauma cranico ma nulla di più serio.

E’ passata anche la nausea. Dopo una settimana sono stata dimessa…e per un po’ non sono salita sulla bicicletta!

Trascorso qualche tempo ci ho riprovato ma andando per le strade del mio paese, un giorno devo avere preso un sasso con la ruota e sono finita nuovamente a terra, questa volta sull’asfalto della strada.

E’ andata meglio dell’altra volta perché ho solo graffiato il viso e preso qualche botta.

Quella è stata l’ultima volta che sono salita sulla bici e ho deciso che l’acqua era il mio habitat e ho continuato con il nuoto.

Quando ero alle superiori ho fatto l’esperienza con un professore che ha organizzato una gita a Ferrara in bicicletta e ha pensato di noleggiare una bici speciale nella quale lui pedalava ed io ero seduta dietro in una specie di risciò.  

Ho fatto un’ultima esperienza con un Crec, durante il quale un animatore ha pensato di portarmi con una side-bike insieme agli altri a fare una bicilettata in campagna. Mi sono divertita ma comunque l’acqua resta sempre la mia amica numero uno!

 

 

 

 

 

 

 

lunedì 7 febbraio 2022

Il razzismo sui fiori

 

 

Oggi vi propongo un articolo che riguarda la storia di Lorena Cesarini, attrice, classe 1987, nata a Dakar e cresciuta a Roma che sul palco ha portato tutta la sua emotività, il suo entusiasmo e un tema forte come quello del razzismo.

Ho visto in diretta il suo monologo durante il Festival di Sanremo e mi ha fatto tenerezza vederla piangere.

La gente è stata subito pronta a criticare, sia per il fatto che fosse stata chiamata a co-condurre il Festival, sia perché ha letto un testo durante il quale si è commossa.

Per alcuni aspetti mi sono sentita vicina a lei in quanto è capitato anche a me di essere discriminata, non per il colore della pelle ma per il semplice fatto di essere in carrozzina.

Credo che anche lei possa poter condurre il Festival come chiunque altro. Era lì per presentare canzoni e non per fare brutta figura o come hanno detto in tanti: “Per dare da bere ai fiori”.

A volte la gente uso i social in maniera scorretta e scrive senza pensare a quanto le parole possano ferire.

Anche a me sono state dette parole che non si dovrebbero dire e non ero nel mondo dello spettacolo, ero nella vita “normale” (scuola, società).

Fa riflettere il fatto che questi Haters non abbiano alcun ritegno nel pubblicare post visibili a tutti, con nome e cognome, senza temere ripercussioni.

Anzi, probabilmente saranno stati orgogliosi di essere stati citati in diretta tv.

Lorena ha continuato la conduzione tranquillamente e anche io nella mia vita ho imparato ad andare avanti, anche se è difficile, poichè le parole possono ferire profondamente. Forse io ancora non ho imparato a fregarmene, come ha fatto lei.

Mi fa piacere pensare che i vincitori del Festival di Sanremo siano un ragazzo italiano e uno di origine egiziana. A dimostrazione del fatto che la gente critica per niente. Questa coppia di cantanti è la prova che nel nostro paese l’integrazione è assolutamente possibile.

 

Proseguo il mio articolo con il testo di quanto detto da Lorena:

"Sono la prima nera a condurre da questo palco. Sono una romana de Roma", ha esordito la giovane attrice. Con un abito lungo incantevole e un sorriso smagliante, Lorena Cesarini ha debuttato sul palco dell'Ariston con un monologo a tratti interrotto dall'emozione, ma ancora più autentico proprio per questo.

Il monologo di Lorena Cesarini

"Sono nata a Dakar e sono cresciuta a Roma, ho una laurea in Storia contemporanea, ho studiato anche recitazione. Sono un'attrice. Direi una vita abbastanza tranquilla come tante ragazze italiane, poi succede che Amadeus rivela al Tg1 il nome delle partner di quest'anno, e annuncia una certa Lorena Cesarini e infatti eccomi qua", inizia l'attrice. "Succede, però - prosegue - che dopo quest'annuncio scopro anche che non sono solo una ragazza italiana, io sono nera. Finora all'università, sul tram nessuno aveva mai sentito l'urgenza di dirmelo invece appena Ama ha detto questo hanno sentito l'esigenza di dirmelo. Forse per alcuni il mio colore della pelle è un problema".

Così la Cesarini ha letto alcune frasi che sono state scritte sui social: "Non se lo merita, l'hanno chiamata lì perché è nera!"; "Ecco è arrivata l'extra comunitaria"; "L'avranno chiamata per lavare le scale".

Lorena Cesarini ha preso in mano il libro "Il razzismo spiegato a mia figlia", scritto da Tahar Ben Jelloun, scrittore franco-marocchino e con commozione ne ha letto alcune righe.

 "Inizia con la figlia che fa al padre una domanda: 'Babbo: che cos’è il razzismo?' E lui risponde: 'È un comportamento distribuito in tutte le società tanto da diventare, ahimè, banale. Consiste nel manifestare diffidenza e poi disprezzo per le persone che hanno caratteristiche fisiche e culturali diverse dalle nostre'. Allora la figlia: 'Quindi anche io potrei essere razzista, se è così diffuso?'. E lui: 'No, un bambino non nasce con il razzismo nella testa, tutto dipende dall’educazione: a scuola e a casa. Il razzismo crede che lo straniero appartenga ad una razza inferiore ma ha completamente torto. Il razzismo non ha alcuna base scientifica, esiste un solo genere umano nel quale ci sono uomini, donne, persone di colore, di alta statura, o bassi, con attitudini differenti e varie. Tutti gli uomini e le donne del pianeta hanno nelle vene sangue della stessa tinta, indipendentemente dal colore della pelle, perché un uomo è uguale a un uomo'.

 A questo punto Mèrième fa un’ultima domanda: 'Babbo, ma i razzisti possono guarire’? E lui: 'Ma tu pensi che il razzismo sia una malattia?'. 'Sì, perché non è normale che un uomo disprezzi un altro uomo per il colore della pelle'. Ed ecco la risposta del papà: 'La guarigione dipende da loro, se uno si pone delle domande, se dice: 'Può darsi che io abbia torto di pensare come penso'. Perché quando uno riesce ad uscire dalle proprie convinzioni va verso la libertà".

Poi la giovane co-conduttrice di Amadeus ha concluso senza riuscire a trattenere le lacrime: "È fondamentale chiedersi perché per andare verso la libertà. Libertà da etichette, da frasi prestabilite, dagli insulti. E io mi auguro come Mèrième, protagonista di questo libro, di non perdere mai questa curiosità perché è quello che mi rende libera, e che mi renderebbe più matura".

Chi è Lorena Cesarini

34anni. Nata a Dakar da mamma senegalese e papà italiano (che ha perso molto presto) e cresciuta a Roma. E' laureata in Storia Contemporanea e ha continuato la carriera universitaria all’Archivio Centrale dello Stato. Prima di intraprendere la carriera attoriale ha fatto la cameriera in un pub, per mantenersi agli studi. Per un periodo pensava ad una carriera da professoressa universitaria oppure di proseguire gli studi in relazioni universitarie. Poi una talent scout della Fandango l'ha vista per strada e le ha proposto un casting per il film "Arance e Martello" e da lì la sua vita è cambiata, fino a portarla a Sanremo.

Il debutto fu proprio nel 2013 con il suddetto film diretto da Diego Bianchi, ma il suo volto è divenuto più familiare nella serie Suburra: Lorena Cesarini ha interpretato Isabel, la prostituta che ha fatto innamorare Aureliano (Alessandro Borghi). Nel suo curriculum ci sono anche "Il Professor Cenerentolo", film di Leonardo Pieraccioni , "E' per il tuo bene" di Rolando Ravello (con Marco Giallini e Matilde Gioli) e la partecipazione in un episodio della serie tv "I bastardi di Pizzofalcone".

Poi quella telefonata arrivata il 1 gennaio 2022. Dall'altra parte del telefono c'è Amadeus che le annuncia che sarà una delle "donne del Festival". Ci arriva in punta di piedi, tra emozione e imbarazzo, per poi tirare fuori tutta la sua grinta in quel monologo sul razzismo che ha lasciato il segno nel secondo giorno di Sanremo 72.

Curiosità su Lorena Cesarini

"Romana de Roma", come si è definita, e anche romanista. Lorena Cesarini tifa Roma e in un’intervista a F ha dichiarato: "Chi inviterei a cena? Francesco Totti, è il mio capitano". L'attrice ama il ballo e il surf. Su Instagram dice di pensare troppo. Oltre ad essere un'attrice, Lorena Cesarini è anche modella. Bella, intelligente, colta. Con molte probabilità il Festival di Sanremo le porterà solo fortuna.