Oggi vi voglio raccontare della mia bicicletta.
Quando ero piccola, all’età di otto/nove anni aveva una bicicletta rossa adattata con dei tutori in ferro che mi tenevano fermi i miei piedi ai pedali. Questo ausilio mi è stato fornito dall’Ulss.
Avevo due ruote nella parte posteriore per una maggiore stabilità, la sella con uno schienale e una cintura che mi permetteva di non cadere in avanti. Inoltre con una fascia tenevo fermo il braccio destro alla manopola del manubrio perché altrimenti non sarei stata in grado di avere una presa costante.
Con questa bici andavo nel campetto di Valrovina assieme alle mie cugine e alle loro bicicletta. Una volta sono andata in montagna, a Cesuna e abbiamo fatto dei giri sul posto.
Devo essere sincera, la fatica era tanta. Non era semplice coordinare i movimenti e pedalare poiché la bici era abbastanza pesante e ingombrante, soprattutto nel curvare.
Senza dubbi preferivo nuotare in piscina piuttosto che pedalare!
Per la gioia del nonno Rino che è un grande appassionato di bici, ho smesso di andarci, anche perché sono caduta due volte.
Un giorno mi era venuta voglia di partecipare ad un corso di pattinaggio su ruote, sono andata al campo nel quale si svolgeva qui a Valrovina. Dato che non potevo pattinare la mamma ha proposto all’istruttore di partecipare con la mia bici. Così ho fatto ma il primo giorno l’insegnante ha pensato che io potessi andare molto velocemente e durante un percorso da fare con i birilli, visto che a suo dire andavo piano, ha ben pensato di spingermi e così nella curva ho perso l’equilibrio e sono caduta. Per fortuna avevo il casco ma sono comunque caduta nel cemento. Subito sono accorse tante persone ad aiutarmi, per soccorrermi e riuscire a sollevare la bici che come dicevo è molto pesante. Io e la bici eravamo un tutt’uno a terra perché la cintura mi teneva legata ad essa.
Dopo vari tentativi per provare ad alzarmi, per fortuna sono arrivati degli uomini forzuti che ce l’hanno fatta. Appena mi sono alzata ho iniziato ad avere capogiri e ho visto il campo sportivo che girava intorno a me; mi hanno accompagnato a casa e stesa sul divano. Poco dopo è giunta la pediatra che mi ha visitata. Quasi subito ho iniziato a vomitare ed avevo un forte mal di testa. A quel punto sono stata portata all’ospedale dove ho dovuto aspettare delle ore per essere visitata. Intanto stavo sempre peggio.
Dopo la visita i medici hanno deciso che sarebbe stato meglio rimanere in osservazione per qualche giorno. Per un’intera settimana ho continuato ad avere vomito ma i medici mi tenevano semplicemente lì in osservazione senza fare nulla perché secondo loro sarebbe passato tutto. Abbiamo rotto le scatole e alla fine siamo riusciti ad ottenere una tac. II problema era come farla perché bisogna rimanere immobili ma per me è impossibile a causa delle distonie. Così mi hanno legata al lettino con delle fasce di velcro in modo da poter svolgere l’esame. Per fortuna avevo “solo” un trauma cranico ma nulla di più serio.
E’ passata anche la nausea. Dopo una settimana sono stata dimessa…e per un po’ non sono salita sulla bicicletta!
Trascorso qualche tempo ci ho riprovato ma andando per le strade del mio paese, un giorno devo avere preso un sasso con la ruota e sono finita nuovamente a terra, questa volta sull’asfalto della strada.
E’ andata meglio dell’altra volta perché ho solo graffiato il viso e preso qualche botta.
Quella è stata l’ultima volta che sono salita sulla bici e ho deciso che l’acqua era il mio habitat e ho continuato con il nuoto.
Quando ero alle superiori ho fatto l’esperienza con un professore che ha organizzato una gita a Ferrara in bicicletta e ha pensato di noleggiare una bici speciale nella quale lui pedalava ed io ero seduta dietro in una specie di risciò.
Ho fatto un’ultima esperienza con un Crec, durante il quale un animatore ha pensato di portarmi con una side-bike insieme agli altri a fare una bicilettata in campagna. Mi sono divertita ma comunque l’acqua resta sempre la mia amica numero uno!
Terry sì sì sei più un pesce che un Gimondi ti `😂🤣
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