Domani 21 marzo sarà la Giornata Internazionale della
Sindrome di Down, un evento riconosciuto dall'Onu che si svolge in tutto il
mondo il 21° giorno del 3° mese per indicare l'unicità della triplicazione
(trisomia) del 21° cromosoma che causa, appunto, la Sindrome di Down.
L’incidenza della sindrome di Down è di 1 su 700/1000 nati.
Le cause genetiche sono:
1- trisomia libera completa: tutte le cellule
dell’organismo hanno 3 cromosomi 21. Più è avanzata l’età della madre più è
alta la probabilità di avere una non-disgiunzione (nel 95% dei casi di sindrome
di Down);
2- trisomia da traslocazione: un pezzo del cromosoma 21 è
attaccato ad un altro cromosoma (13 o 14), perché c’è una traslocazione
bilanciata nei genitori (nel 4% dei casi);
3- trisomia in mosaicismo: avviene un errore durante le
mitosi, quando lo zigote si è già formato (nell’1% dei casi).
Con i progressi della scienza, fortunatamente oggi queste
persone possono avere una vita dignitosa, anche fino ad età avanzate, ed essere
ben incluse nella società, dalla scuola fino ad avere opportunità lavorative in
età adulta.
Nella storia purtroppo non è sempre stato così, ricordiamo
ad esempio l’operazione T4 durante il nazismo che prevedeva lo sterminio delle
persone disabili. A tal proposito vi consiglio la lettura del libro “Il piccolo
Adolf non aveva le ciglia” di Helga Schneider, che avevo letto per preparare la
mia tesi di maturità; in questo libro si racconta una storia vera che mette ben
in luce le stragi fatte dall’operazione T4.
Nel passato la persona con sindrome di Down veniva chiamata
idiota e mongolo, spesso era una vergona averla in famiglia e veniva tenuta
nascosta in casa o negli appositi istituti. Fortunatamente oggi la persona con
sindrome di Down è una persona con dei diritti: di essere integrata a scuola,
al lavoro e nella società, può vivere tranquillamente senza vergogna e ha
grandi possibilità di miglioramento.
Anch’io ho un cugino con questa sindrome a cui sono molto
affezionata; proprio a settembre scorso ha festeggiato i suoi 50 anni, traguardo
impensabile fino a pochi anni fa per persone Down. Lui ha raggiungo una buona
autonomia e lavora in un’azienda metalmeccanica. Ha una vita sociale attiva,
come qualsiasi altra persona della sua età. Vi lascio il video in cui l’ho
intervistato, sempre in occasione della mia tesi di maturità sulla sindrome di
Down.
Tutto questo si può sintetizzare in tre semplici parole: “ANCHE
LORO POSSONO”.
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