Domenica 16 febbraio sarà la giornata nazionale del
risparmio energetico, ideata nel 2005 da Rai Radio2 con la trasmissione
Caterpillar, che si celebra ogni anno il 16 febbraio con lo slogan “M’illumino
di meno”, per diffondere la cultura della sostenibilità ambientale e del
risparmio delle risorse. La Giornata Nazionale del Risparmio Energetico e degli
Stili di Vita Sostenibili è stata istituita dal Parlamento con la Legge n.
34/2022.
L'edizione 2025 è dedicata allo spreco energetico nel
settore del fast fashion e alle alternative virtuose che promuovono il riuso e
la valorizzazione degli abiti. Essere sostenibili significa essere consapevoli
dell’impatto ambientale di tutte le nostre azioni: nella mobilità,
nell’alimentazione, nella vita domestica. C’è un tema in particolare su cui,
sempre di più, stanno maturando attenzione e voglia di sperimentare nuove
pratiche di produzione e consumo: la moda. I numeri parlano chiaro, come si
legge sul sito dedicato a M’Illumino di Meno 2025. Analizzando i dati del 2020,
l’Agenzia europea dell’ambiente ha calcolato l’impronta ecologica del settore
tessile da una prospettiva di consumo europea. Ha stimato che in quell’anno
ciascun cittadino dell’Unione Europea abbia consumato, in media, 15 kg di
prodotti tessili, per un totale di 6,6 milioni di tonnellate. La produzione di
tutti quei capi ha richiesto l’utilizzo di 175 milioni di tonnellate di materie
prime, circa 4.000 milioni di m³ di “acqua blu” (acqua dolce prelevata dalla
superficie e dalle falde acquifere), circa 20.000 milioni di m³ di “acqua
verde” (acqua piovana immagazzinata nel suolo e usata prevalentemente per la
coltivazione) e 180.000 km² di suolo. Un consumo di materie prime, acqua e
suolo che solo in piccola parte avviene in territorio europeo: principalmente,
si concentra nelle importanti regioni di produzione tessile in Asia.
Le emissioni di gas serra generate da questa produzione
sono state di 121 milioni di tonnellate di CO2, cioè 270 kg di CO2 a testa. Se
si aggiunge il problema dei rifiuti tessili (solo l’1% degli abiti usati viene
riciclato in capi nuovi), è evidente che il nostro rapporto con la moda va
ripensato. I costi ambientali della moda usa-e-getta sono enormi. Come
alternativa al fast fashion, per contrastare lo spreco, sono già nate
moltissime realtà che promuovono il riuso e la valorizzazione degli abiti.
M’illumino di Meno quest’anno vuole dare voce a queste realtà.
Sono a conoscenza che anche nel mio territorio ci sono associazioni
che promuovono il riuso del vestiario contro lo spreco. Ad esempio la
parrocchia di Santa Croce qui a Bassano ha un mercatino di solidarietà aperto
tutti i pomeriggi (escluso il giovedì) dove si possono portare vestiti usati da
donare ai bisognosi. Anche altre parrocchie e associazioni del territorio fanno
questo servizio, oltre ad esserci poi vari “mercatini dell’usato”. Soprattutto
i vestiti dell’infanzia, che vengono adoperati per poco tempo vista la crescita
dei bambini, andrebbero portati in questi posti per essere riutilizzati dai bisognosi
che non hanno la possibilità di acquistarli.
Vi consiglio allora di cercare le parrocchie e le associazioni
più vicine a voi per contribuire al risparmio e evitare lo spreco.
Buona domenica di “M’illumino di meno”!