Oggi 21 settembre si celebra
in tutto il mondo la Giornata Mondiale
dell’Alzheimer: un momento di
riflessione e un’opportunità per sensibilizzare e informare su questa malattia
che ad oggi è considerata la forma più comune di demenza.
Il morbo di Alzheimer consiste
in una perdita di memoria e di altre abilità intellettive che, manifestandosi
in modo progressivo, vanno ad interferire con la vita quotidiana della persona.
Il morbo non va confuso con l’invecchiamento, anche se è una malattia che
aumenta il suo rischio di insorgenza con l’aumentare dell’età. Nelle sue fasi
iniziali, la perdita di memoria è leggera, ma nella fase avanzata le persone
perdono la capacità di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente che li
circonda. È fondamentale riuscire a riconoscere per tempo i segnali. Le abilità
della persona colpita da morbo di Alzheimer cambiano gradualmente, i sintomi
possono variare da persona a persona e avere un decorso più o meno veloce.
Una malattia che ha una ricaduta importante sulle famiglie
che si trovano spesso ad affrontare un radicale cambiamento di personalità
della persona malata, generando situazioni impegnative sul piano affettivo e
organizzativo tanto che il caregiver si vede costretto a stravolgere la propria
vita personale.
Per quanto la ricerca vada avanti, non esiste ancora una
cura, e a maggior ragione è fondamentale una diagnosi precoce per rallentare
temporaneamente il peggioramento dei sintomi della demenza e migliorare la
qualità della vita delle persone colpite e di chi le assiste.
Anch’io ho avuto esperienza diretta con mia nonna paterna
che si è ammalata di Alzheimer in modo graduale nel corso dei suoi ultimi anni
di vita. All’inizio il suo modo di fare mi innervosiva, perché pensavo che fosse
semplicemente invadente e curiosa; ricordo che veniva a trovarmi e continuava a
pormi domande ripetitive e a disturbarmi mentre ero impegnata nello studio. Credevo
addirittura che fosse gelosa delle mie assistenti che avevo in casa. Con il passare
del tempo però ha iniziato a fare cose bizzarre, come uscire di casa senza una
meta e senza avvisare nessuno, creando anche grosse difficoltà di convivenza
con il nonno, con il quale si arrabbiava sempre perché voleva fare a modo suo.
Più passava il tempo e più i suoi discorsi erano confusi, cominciando a non
ricordare i nostri nomi e non riconoscere le persone. Oltre ai problemi di memoria
si sono poi aggiunte difficoltà di controllo degli sfinteri e di igiene
personale. Alla fine la malattia se l’è porta via nel 2018.
Questa giornata deve farci riflettere su quanto sia importante
investire nella ricerca per cercare una cura a sostegno di tutte le famiglie
che vivono in prima persona l’Alzheimer con i loro cari.
È molto difficile anche per i famigliari capire e accettare
questa malattia, perché porta a un drastico cambiamento della persona.
Nel mio caso non è stato facile capire la situazione e
accettare “l’invadenza” della nonna, perché pensavo che fosse un suo
comportamento volontario e non una conseguenza della malattia.
È molto triste vedere i nonni che per tutta la loro vita
sono stati il sostegno dei nipoti e della famiglia, trasformarsi in soggetti
fragili bisognosi di aiuto e che sembrano ritornare loro stessi bambini.
Quando è mancata la nonna, le ho dedicato una poesia che vi
riporto qui sotto e che esprime tutto il mio amore per lei.
Nonna
Ti guardo alzando lo
sguardo,
la distanza tra me e te è infinita,
ma il mio cuore è il ponte più bello dove
possiamo incontrarci.
Di giorno, ti nascondi tra le nuvole
e la sera sei una tra le tante stelle.
Sei vento, quel vento che non mi fa prendere
freddo
ma che mi fa le guance
rosse.
Sei il fiore del mio giardino, quel fiore che una
volta appassito
rinasce e profuma.
Ti guardo andare via,
lasciando le lacrime nel mio volto.
Ogni lacrima rispecchia il tuo di volto,
come uno specchio.
Sento ancora il tuo profumo,
dolce come la farina che usavi in cucina.
Vorrei essere bambina per andare in altalena,
andare in alto e
toccarti.
Tu che stai nel mondo di là, fuori dal mio,
in quello che io posso
solo immaginare.
Quel posto dove le fatiche sono un
ricordo.
Dove la farina profuma
d'amore
e i fiori non appassiscono.
Dove le lacrime sono sorrisi.
Vorrei riportati qui per dirti ciò che non ti ho
mai detto.
Ma tu non vieni più perché hai gettato le armi e
hai riposto il paiolo.
Hai chiuso gli occhi e ti sei lasciata
andare.
Lassù tra le braccia di Dio.
Resta solo il ricordo di te nell'anima mia.
E nella tua ci sono le
tracce della mia,
che un po' assomiglia
alla tua.
Teresa
Marcolin
3 Febbraio
2019
👏👏👏
RispondiElimina