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lunedì 16 settembre 2024

LA GESTIONE DELLA TECNOLOGIA E DEI MEDIA CON I GIOVANI: RISCONTRO SONDAGGIO E APPROFONDIMENTO

 



Dopo avervi lasciato un po’ di giorni per partecipare al sondaggio, con il post di oggi vi comunico i risultati per poi approfondire l’argomento. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato!

Il 60% dei partecipanti ritiene che l’età giusta per avere il cellulare personale è tra i 10 e i 14 anni, mentre il restante 40% sostiene dopo i 14 anni.

Per quanto riguarda la gestione del cellulare a scuola ci sono stati pareri discordanti. Secondo alcuni il cellulare andrebbe ritirato durante l’orario scolastico, per altri invece va lasciato, educando i ragazzi all’uso corretto; per altri ancora va regolamentato in base all’età dello studente, lasciando maggiore libertà di gestione man mano che cresce; infine per alcuni deve rimanere sempre spento durante le lezioni ed eventualmente acceso solo per comunicare problemi di salute più rapidamente ai genitori. Una persona si è anche chiesta che forse il cellulare potrebbe essere rivalutato come mezzo di facilitazione alla comunicazione per studenti con disabilità.

Circa l’uso degli schermi con i bambini i vantaggi espressi dai partecipanti sono: la potenza educativa di questi strumenti se ben regolamentati dall’adulto, incremento della reattività e delle capacità di ragionamento, più connessioni con il mondo globale, un più veloce accesso alle ricerche su temi di cultura generale e approfondimenti, rapida richiesta di aiuto in caso di emergenza se si è fuori casa e più facile comunicazione con amici e parenti in caso di grandi distanze.

Gli svantaggi invece sono: con i bambini piccoli il rischio è di abituarli a forme di intrattenimento troppo complesse e meno stimolanti, isolamento e dipendenza dai dispositivi, minore capacità di interazione dal vivo con conseguente minore capacità di parlarsi, piuttosto che scriversi, esclusione dalla realtà e dai rapporti umani.

Tutti i partecipanti pensano che l’uso della tecnologia come strumento didattico sia un vantaggio.

Per quanto riguarda il tempo da passare usando strumenti tecnologici la maggior parte sostiene come “tempo giusto” 2-3 ore al giorno, ovviamente comprensivi di supporto didattico e svago, in modo graduale in base all’età, tenendo conto degli effetti di schermi e luci sulla vista e di cuffie/auricolari sull’udito. L’80% è a conoscenza degli strumenti di controllo dei dispositivi da parte dei genitori e tutti ritengono che la tecnologia ha cambiato i rapporti sociali. Per quanto riguarda l’accesso a internet e ai social in autonomia la maggior parte dice che l’età giusta è dopo i 14 anni.

I rischi che i giovani possono correre stando in rete sono considerati molti, dalla visione distorta della realtà, alterazione dei rapporti sociali, alienazione al cyberbullismo, violenze in rete, truffe, azioni criminali.

La maggior parte conosce bene il cyberbullismo e anche altri usi dannosi di internet come truffe e gioco d’azzardo.

Proviamo allora assieme ad approfondire un po’ questo argomento.

Uso del cellulare in classe

A partire dall’anno scolastico in corso, nelle scuole di tutta Italia è in vigore il divieto assoluto di utilizzo degli smartphone in classe, anche per fini educativi e didattici, dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola media. Fanno eccezione solo i casi previsti dal Piano Educativo Individualizzato o dal Piano Didattico Personalizzato, per sostenere gli alunni e le alunne con disabilità, bisogni specifici per l’apprendimento o altre condizioni personali documentate. E per computer e tablet? Secondo la circolare saranno consentiti esclusivamente a scopo didattico e sotto la supervisione del personale docente. Lo ha deciso il ministro dell'istruzione Valditara con annesso dibattito pro o contro. Nel nostro Paese, quasi il 38% degli studenti ammette di essere distratto dal proprio cellulare durante le lezioni, mentre il 29% si dice disturbato dall’uso che ne fanno i compagni. Questi dati, citati dallo stesso Ministro Valditara, sono stati raccolti dal rapporto 2023 del GEM (Global Education Monitoring) redatto dall’Unesco, agenzia delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura. Numeri supportati anche da numerose ricerche, sia in ambito scolastico che universitario. In realtà il divieto dell’utilizzo del cellulare a scuola in Italia risale al marzo 2007, quando l’allora ministro Giuseppe Fioroni presentò le “Linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti”.

Uso della tecnologia con i bambini

L’ intrattenimento con i device moderni (smartphone, tablet, pc, console da gioco…) non è qualcosa da criminalizzare in sé e per sé, perché, come in tutte le cose, un utilizzo consapevole e appropriato, allontana dal rischio di dipendenza e isolamento. Ora infatti i bambini sono dei “nativi digitali”, cioè dalla nascita sono immersi in un mondo in cui non si può fare a meno della tecnologia. Bisogna quindi prendere atto di queste innovazioni e utilizzarle al meglio, sfruttando il risvolto educativo che hanno, pur consapevoli dei rischi in cui si può incorrere. Quello tra bambini e tecnologia non è quindi un rapporto necessariamente negativo, dipende dall’uso che si fa di questi strumenti. Bisogna offrire loro la possibilità di fare anche questa esperienza, ma, al contempo, dare loro dei limiti e confini precisi circa il tempo e l’utilizzo.

I bambini sono da subito attirati dalla tecnologia anche perché imitano i genitori nell’utilizzo di tali dispositivi. Per questo motivo è importantissimo che gli adulti affianchino costantemente i figli mentre giocano con tablet o smartphone evitando, innanzitutto, la navigazione libera in Internet. I genitori hanno il compito di controllare l’utilizzo che fanno i bambini degli apparecchi touch-screen per evitare sovraesposizioni che, a lungo andare, possono comportare difficoltà comportamentali e relazionali. A tal proposito è fondamentale per i genitore conoscere i vari mezzi esistenti nei dispositivi per averne il controllo; ogni dispositivo ed applicazione ha dei propri percorsi per attivare queste funzioni di controllo.

Studi dimostrano che un utilizzo eccessivo di tali oggetti può comportare: iperattività, disturbi del sonno, mancanza di concentrazione, disturbi dell’umore, della regolazione delle emozioni e allontanamento del bambino dai rapporti sociali a discapito delle sue capacità comunicative. Per gli adolescenti il rischio di isolamento è maggiore: nell’ultimo periodo si sta diffondendo infatti anche in Italia il fenomeno degli hikikomori, ragazzi, prevalentemente di sesso maschile, che rinunciano alla frequenza scolastica per dedicarsi esclusivamente alla realtà virtuale, confondendo il giorno con la notte. In questo modo perdono ogni tipo di contatto umano reale con i pari e la famiglia, soffrendo di depressione e facile irritabilità. Onde evitare di cadere in situazioni patologiche, le famiglie devono avere un buon dialogo con i figli, proponendo loro momenti di interazione sociali e scambi affettivi. Dal punto di vista fisico, invece, sia nei bambini, sia negli adolescenti, si rileva un aumento dei disturbi visivi e di dolori alla schiena e al collo dovuti ad una postura scorretta. Dunque è fondamentale che il tempo dedicato sia limitato, che l’uso di Apps e giochi (adatti all’età) possa rappresentare un motivo di interazione tra il bambino e la figura genitoriale e che non venga utilizzato per “tenere buono” il bambino mentre mamma e papà fanno altro. Gli adulti possono guidare i piccoli nelle scoperte del mondo digitale e nell’apprendimento di cose nuove, ma con consapevolezza e responsabilità. Fondamentale è la scelta delle Apps più adeguate all’età e che possano coinvolgere i bambini anche a livello educativo, senza renderli passivi davanti allo schermo. Come si può facilmente osservare i bambini, anche piccolissimi, hanno una capacità di apprendimento intuitiva sorprendente. Tuttavia è necessario evitare eccessive stimolazioni perché a questa età i bambini hanno bisogno di momenti di tranquillità e magari anche di noia. Sembrerà un paradosso, ma è così: solo dai momenti di “vuoto”, nasce il pensiero e la creatività.

 

Non dimentichiamoci poi che questi oggetti hanno anche un costo non indifferente, aspetto che va spiegato al bambino, cogliendo l’occasione per trasmettere un messaggio importante sul valore del denaro. Senza voler criticare le nuove tecnologie a tutti i costi, dobbiamo sempre tener presente questo aspetto: i bambini, soprattutto in età prescolare, hanno bisogno di scambi affettivi e relazionali concreti, unica vera modalità di apprendimento e di sviluppo sano. L’utilizzo di smartphone e tablet può arricchire e stimolare maggiormente l’esperienza di un bambino (in età prescolare può favorire, ad esempio, l’apprendimento dell’alfabeto, di alcuni vocaboli stranieri e può anche migliorare la coordinazione oculo-manuale), ma non potrà mai sostituire la relazione umana, fonte di crescita. Tuttavia la tecnologia può aiutare in qualche modo bambini con bisogni speciali. Pensiamo ai bambini con ritardo mentale che devono stimolare alcuni aspetti cognitivi carenti: lavorare su di essi sotto forma di gioco è molto accattivante. Inoltre l’introduzione a scuola e a casa di pc e tablet ha anche contribuito notevolmente ad aiutare i bambini con DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento) ad aggirare gli ostacoli insiti nella lettura, nell’ortografia, nella scrittura o nel calcolo, favorendo anche un miglioramento dell’autostima. In casi invece di disabilità gravi, siamo a conoscenza di apps davvero “miracolose” che, ad esempio, hanno permesso a non vedenti dalla nascita di scoprire i colori o a bambini con importanti difficoltà comunicative di farsi capire e relazionarsi con l’ambiente circostante.

Cyberbullismo

Con il termine cyberbullismo si indicano forme di aggressione, molestia e discriminazione realizzate attraverso l’impiego dei nuovi strumenti di comunicazione offerti dallo sviluppo della rete Internet. L’espressione “cyberbullismo” è da alcuni anni impiegata per descrivere forme di aggressione, molestia e discriminazione che hanno trovato fertile terreno di sviluppo in tutte le nuove opportunità di comunicazione, condivisione e scambio di informazioni rese possibili dall’ormai diffuso e generalizzato accesso alla rete Internet (social network, forum, chat e altri servizi di messaggistica, piattaforme di gioco, ecc…). Il 65% dei giovani dichiara di essere stato vittima di violenza e tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo.

È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio indifesa realizzato da Terre des Hommes, insieme a OneDay e alla community di ScuolaZoo, che ha coinvolto oltre 4.000 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 26 anni.

Vedete quindi come sia fondamentale un uso consapevole e attento della tecnologia. Personalmente la tecnologia mi ha sempre aiutata fin dalla prima infanzia nel mio percorso scolastico: senza il supporto del pc non sarei riuscita a comunicare e a svolgere le attività didattiche. Ancor oggi uso quotidianamente i vari dispositivi per i miei progetti e per la mia vita sociale.

1 commento:

  1. Concordo con te Teresa tutto può essere utile importante non esagerare e sorvegliare

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