Ieri 19 settembre era la giornata europea della psicomotricità, una delle metodologie più efficaci ed innovative per l’apprendimento e l’accompagnamento alla crescita psicologica e motoria di bimbe e bimbi in età evolutiva. È una disciplina presente in differenti contesti dedicati all’infanzia, che si focalizza sull’unità mente-corpo attraverso il gioco e le esperienze corporee per supportare la crescita del bambino e per favorire uno sviluppo armonico. Per comprendere appieno cos’è la psicomotricità, dobbiamo precisare che quando parliamo di movimento non si deve pensare solo alle abilità motorie, ma anche ad attività come il gioco e l’espressività corporea. L’azione infatti non è solo un atto motorio meccanico, ma comporta anche aspetti cognitivi, psicologici, emotivi e relazionali. L’intreccio di aspetti psico-motori è particolarmente evidente nei primi 10 anni di vita dei bambini, periodo in cui la crescita corporea costituisce una parte fondamentale nel processo di maturazione e la motricità risulta la modalità più immediata con cui i piccoli si esprimono e relazionano. Durante l’infanzia, inoltre, l’intreccio tra le singole abilità implica che lo sviluppo di una competenza venga facilitato o ostacolato dalla maturazione delle altre. Anche l’acquisizione e il consolidamento delle competenze motorie, dunque, concorre allo sviluppo armonico del bambino, sostenendo la nascita di nuove competenze. Per esempio, quando un lattante impara a portare gli oggetti alla bocca (abilità motorie), inizia anche a esplorarli e a conoscerli (abilità cognitive). Da questi presupposti si sviluppa la psicomotricità per bambini, ossia una disciplina che favorisce lo sviluppo del piccolo in un contesto che privilegia il piacere del gioco, dell’azione, del movimento e della relazione. L’intervento psicomotorio può essere quindi concepito come un “facilitatore” che supporta lo sviluppo del bambino, accompagnandolo nella costruzione della propria identità. Dal momento che asseconda le modalità di funzionamento e di sviluppo della prima infanzia, la psicomotricità si rivolge principalmente ai bambini fino ai 10 anni e viene proposta in molti servizi sia in ottica preventiva sia a scopo riabilitativo. Il termine psicomotricità viene utilizzato per fare riferimento sia alla psicomotricità educativa sia alla terapia neuropsicomotoria.
Anch’io quando ero piccola ho avuto esperienza di psicomotricità presso la cooperativa Jonathan di Bassano del Grappa. Mi è servita molto per affrontare le mie problematiche motorie, come le distonie, ma anche alcune paure, come quella di cadere ad esempio dal divano o di passare negli spazi stretti. Era tutto centrato sul gioco, in particolare ricordo di aver fatto rotoloni, fatto cadere muri di cubi morbidi, salire e scendere da scalette stando seduta e tutta una serie di altri giochi motori che rendevano il tempo trascorso in “terapia” piacevole e divertente. Peccato che questa psicomotricità riguardi solo la fascia dell’infanzia, mentre poi si deve passare alla fisioterapia che è molto meno ludica e più tecnica.
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