L'animazione diventa essenziale nel favorire e migliorare una situazione di disagio, portando i soggetti "esclusi" ad interagire in una rete di supporto, favorendo così l'integrazione.
Dando uno sguardo al passato, la problematica dell’inclusione degli individui con disabilità è passata attraverso alcune fasi di maturazione:
- Prima fase: dell’esclusione e dell’istituzionalizzazione (prima degli anni 70’)
- Seconda fase: dell’inserimento (anni 70')
- Terza fase: dell’integrazione (anni 90')
- Quarta fase: dell’inclusione (2010)
Nel tempo c’è stato un cambiamento positivo nel risolvere la problematica del disagio, inserendolo nella società e passando dall’esclusione all’inclusione. A sostegno di questo cambiamento si sono create leggi e dichiarazioni.
Nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo del 1948, ciò che rende davvero civile un paese è il fatto di riconoscere i diritti di tutti i suoi cittadini, anche di coloro che richiedono costantemente aiuto.
Il termine inclusione è stato utilizzato per la prima volta in ambito educativo con la Dichiarazione di Salamanca del 1994. L’inclusione non va intesa solo in ambito scolastico, ma anche in altri ambiti come quello familiare, sociale e gruppale dove avviene l’animazione e il gioco.
Soffermandoci sul passaggio da integrazione ad inclusione, vediamo la differenza:
INTEGRAZIONE: il contesto si organizza nel momento in cui si presenta un nuovo problema.
INCLUSIONE: il contesto è già pronto ad affrontare un bisogno senza aspettare che si manifesti.
Dalla Legge quadro 104/1992 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate e la promozione dei diritti dell’uomo e la coesione sociale, si è arrivati ad avere una società caratterizzata dall’equità sotto tutti i punti di vista. Comunque sia oggi non si parla più di persona con handicap, o portatore di handicap, o diversamente abile perché il deficit, per quanto evidente e pervasivo, non è mai rappresentativo di tutta la persona.
La disabilità è: “La conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo e i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo”.
Dal 2000 in poi con la visione bio-psico-sociale, si ha inclusione quando si è parte di qualcosa, si è avvolti in quel qualcosa e la persona con disabilità fa parte della comunità al pari di tutti gli altri. La diversità non è più speciale ma una condizione normale.
Lucia Chiappetta Cajola, Didattica per l’integrazione. Processi regolativi per l’innalzamento della qualità dell’istruzione, pp. 35-50, op.cit.
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