Dopo avervi lasciato un po’ di giorni per partecipare al
sondaggio, con il post di oggi vi comunico i risultati per poi approfondire
l’argomento. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato!
Il 60% dei partecipanti ritiene che l’età giusta per avere il
cellulare personale è tra i 10 e i 14 anni, mentre il restante 40% sostiene
dopo i 14 anni.
Per quanto riguarda la gestione del cellulare a scuola ci sono
stati pareri discordanti. Secondo alcuni il cellulare andrebbe ritirato durante
l’orario scolastico, per altri invece va lasciato, educando i ragazzi all’uso
corretto; per altri ancora va regolamentato in base all’età dello studente, lasciando
maggiore libertà di gestione man mano che cresce; infine per alcuni deve rimanere
sempre spento durante le lezioni ed eventualmente acceso solo per comunicare
problemi di salute più rapidamente ai genitori. Una persona si è anche chiesta che
forse il cellulare potrebbe essere rivalutato come mezzo di facilitazione alla
comunicazione per studenti con disabilità.
Circa l’uso degli schermi con i bambini i vantaggi espressi
dai partecipanti sono: la potenza educativa di questi strumenti se ben
regolamentati dall’adulto, incremento della reattività e delle capacità di
ragionamento, più connessioni con il mondo globale, un più veloce accesso alle
ricerche su temi di cultura generale e approfondimenti, rapida richiesta di aiuto
in caso di emergenza se si è fuori casa e più facile comunicazione con amici e
parenti in caso di grandi distanze.
Gli svantaggi invece sono: con i bambini piccoli il rischio
è di abituarli a forme di intrattenimento troppo complesse e meno stimolanti,
isolamento e dipendenza dai dispositivi, minore capacità di interazione dal
vivo con conseguente minore capacità di parlarsi, piuttosto che scriversi,
esclusione dalla realtà e dai rapporti umani.
Tutti i partecipanti pensano che l’uso della tecnologia
come strumento didattico sia un vantaggio.
Per quanto riguarda il tempo da passare usando strumenti
tecnologici la maggior parte sostiene come “tempo giusto” 2-3 ore al giorno,
ovviamente comprensivi di supporto didattico e svago, in modo graduale in base
all’età, tenendo conto degli effetti di schermi e luci sulla vista e di cuffie/auricolari
sull’udito. L’80% è a conoscenza degli strumenti di controllo dei dispositivi
da parte dei genitori e tutti ritengono che la tecnologia ha cambiato i
rapporti sociali. Per quanto riguarda l’accesso a internet e ai social in autonomia
la maggior parte dice che l’età giusta è dopo i 14 anni.
I rischi che i giovani possono correre stando in rete sono
considerati molti, dalla visione distorta della realtà, alterazione dei rapporti
sociali, alienazione al cyberbullismo, violenze in rete, truffe, azioni
criminali.
La maggior parte conosce bene il cyberbullismo e anche
altri usi dannosi di internet come truffe e gioco d’azzardo.
Proviamo allora assieme ad approfondire un po’ questo
argomento.
Uso del cellulare in classe
A partire dall’anno scolastico in corso, nelle scuole di
tutta Italia è in vigore il divieto assoluto di utilizzo degli smartphone in
classe, anche per fini educativi e didattici, dalla scuola dell’infanzia fino
alla scuola media. Fanno eccezione solo i casi previsti dal Piano Educativo
Individualizzato o dal Piano Didattico Personalizzato, per sostenere gli alunni
e le alunne con disabilità, bisogni specifici per l’apprendimento o altre
condizioni personali documentate. E per computer e tablet? Secondo la circolare
saranno consentiti esclusivamente a scopo didattico e sotto la supervisione del
personale docente. Lo ha deciso il ministro dell'istruzione Valditara con
annesso dibattito pro o contro. Nel nostro Paese, quasi il 38% degli studenti
ammette di essere distratto dal proprio cellulare durante le lezioni, mentre il
29% si dice disturbato dall’uso che ne fanno i compagni. Questi dati, citati
dallo stesso Ministro Valditara, sono stati raccolti dal rapporto 2023 del GEM
(Global Education Monitoring) redatto dall’Unesco, agenzia delle Nazioni Unite
per l'Educazione, la Scienza e la Cultura. Numeri supportati anche da numerose
ricerche, sia in ambito scolastico che universitario. In realtà il divieto
dell’utilizzo del cellulare a scuola in Italia risale al marzo 2007, quando
l’allora ministro Giuseppe Fioroni presentò le “Linee di indirizzo ed
indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi
elettronici durante l’attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari,
dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti”.
Uso della tecnologia con i bambini
L’ intrattenimento con i device moderni
(smartphone, tablet, pc, console da gioco…) non è qualcosa da criminalizzare in
sé e per sé, perché, come in tutte le cose, un utilizzo consapevole e
appropriato, allontana dal rischio di dipendenza e isolamento. Ora infatti i
bambini sono dei “nativi digitali”, cioè dalla nascita sono immersi in un mondo
in cui non si può fare a meno della tecnologia. Bisogna quindi prendere atto di
queste innovazioni e utilizzarle al meglio, sfruttando il risvolto educativo
che hanno, pur consapevoli dei rischi in cui si può incorrere. Quello tra
bambini e tecnologia non è quindi un rapporto necessariamente negativo, dipende
dall’uso che si fa di questi strumenti. Bisogna offrire loro la possibilità di
fare anche questa esperienza, ma, al contempo, dare loro dei limiti e confini
precisi circa il tempo e l’utilizzo.
I bambini sono da subito attirati dalla tecnologia anche
perché imitano i genitori nell’utilizzo di tali dispositivi. Per questo motivo
è importantissimo che gli adulti affianchino costantemente i figli mentre
giocano con tablet o smartphone evitando, innanzitutto, la navigazione libera
in Internet. I genitori hanno il compito di controllare l’utilizzo che fanno i
bambini degli apparecchi touch-screen per evitare sovraesposizioni che, a lungo
andare, possono comportare difficoltà comportamentali e relazionali. A tal proposito è fondamentale per i genitore
conoscere i vari mezzi esistenti nei dispositivi per averne il controllo; ogni
dispositivo ed applicazione ha dei propri percorsi per attivare queste funzioni
di controllo.
Studi dimostrano che un utilizzo eccessivo di tali oggetti
può comportare: iperattività, disturbi del sonno, mancanza di concentrazione,
disturbi dell’umore, della regolazione delle emozioni e allontanamento del
bambino dai rapporti sociali a discapito delle sue capacità comunicative. Per
gli adolescenti il rischio di isolamento è maggiore: nell’ultimo periodo si sta
diffondendo infatti anche in Italia il fenomeno degli hikikomori, ragazzi,
prevalentemente di sesso maschile, che rinunciano alla frequenza scolastica per
dedicarsi esclusivamente alla realtà virtuale, confondendo il giorno con la
notte. In questo modo perdono ogni tipo di contatto umano reale con i pari e la
famiglia, soffrendo di depressione e facile irritabilità. Onde evitare di
cadere in situazioni patologiche, le famiglie devono avere un buon dialogo con
i figli, proponendo loro momenti di interazione sociali e scambi affettivi. Dal
punto di vista fisico, invece, sia nei bambini, sia negli adolescenti, si
rileva un aumento dei disturbi visivi e di dolori alla schiena e al collo
dovuti ad una postura scorretta. Dunque è fondamentale che il tempo dedicato
sia limitato, che l’uso di Apps e giochi (adatti all’età) possa rappresentare
un motivo di interazione tra il bambino e la figura genitoriale e che non venga
utilizzato per “tenere buono” il bambino mentre mamma e papà fanno altro. Gli
adulti possono guidare i piccoli nelle scoperte del mondo digitale e
nell’apprendimento di cose nuove, ma con consapevolezza e responsabilità.
Fondamentale è la scelta delle Apps più adeguate all’età e che possano
coinvolgere i bambini anche a livello educativo, senza renderli passivi davanti
allo schermo. Come si può facilmente osservare i bambini, anche piccolissimi,
hanno una capacità di apprendimento intuitiva sorprendente. Tuttavia è
necessario evitare eccessive stimolazioni perché a questa età i bambini hanno
bisogno di momenti di tranquillità e magari anche di noia. Sembrerà un
paradosso, ma è così: solo dai momenti di “vuoto”, nasce il pensiero e la
creatività.
Non dimentichiamoci poi che questi oggetti hanno anche un
costo non indifferente, aspetto che va spiegato al bambino, cogliendo
l’occasione per trasmettere un messaggio importante sul valore del denaro. Senza
voler criticare le nuove tecnologie a tutti i costi, dobbiamo sempre tener presente
questo aspetto: i bambini, soprattutto in età prescolare, hanno bisogno di
scambi affettivi e relazionali concreti, unica vera modalità di apprendimento e
di sviluppo sano. L’utilizzo di smartphone e tablet può arricchire e stimolare
maggiormente l’esperienza di un bambino (in età prescolare può favorire, ad
esempio, l’apprendimento dell’alfabeto, di alcuni vocaboli stranieri e può
anche migliorare la coordinazione oculo-manuale), ma non potrà mai sostituire
la relazione umana, fonte di crescita. Tuttavia la tecnologia può aiutare in
qualche modo bambini con bisogni speciali. Pensiamo ai bambini con ritardo
mentale che devono stimolare alcuni aspetti cognitivi carenti: lavorare su di
essi sotto forma di gioco è molto accattivante. Inoltre l’introduzione a scuola
e a casa di pc e tablet ha anche contribuito notevolmente ad aiutare i bambini
con DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento) ad aggirare gli ostacoli insiti
nella lettura, nell’ortografia, nella scrittura o nel calcolo, favorendo anche
un miglioramento dell’autostima. In casi invece di disabilità gravi, siamo a
conoscenza di apps davvero “miracolose” che, ad esempio, hanno permesso a non
vedenti dalla nascita di scoprire i colori o a bambini con importanti
difficoltà comunicative di farsi capire e relazionarsi con l’ambiente
circostante.
Cyberbullismo
Con il termine cyberbullismo si indicano forme di
aggressione, molestia e discriminazione realizzate attraverso l’impiego dei
nuovi strumenti di comunicazione offerti dallo sviluppo della rete Internet. L’espressione
“cyberbullismo” è da alcuni anni impiegata per descrivere forme di aggressione,
molestia e discriminazione che hanno trovato fertile terreno di sviluppo in
tutte le nuove opportunità di comunicazione, condivisione e scambio di
informazioni rese possibili dall’ormai diffuso e generalizzato accesso alla
rete Internet (social network, forum, chat e altri servizi di messaggistica,
piattaforme di gioco, ecc…). Il 65% dei giovani dichiara di essere stato
vittima di violenza e tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di
cyberbullismo.
È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio indifesa
realizzato da Terre des Hommes, insieme a OneDay e alla community di ScuolaZoo,
che ha coinvolto oltre 4.000 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 26 anni.
Vedete quindi come sia fondamentale un uso consapevole e
attento della tecnologia. Personalmente la tecnologia mi ha sempre aiutata fin
dalla prima infanzia nel mio percorso scolastico: senza il supporto del pc non
sarei riuscita a comunicare e a svolgere le attività didattiche. Ancor oggi uso
quotidianamente i vari dispositivi per i miei progetti e per la mia vita
sociale.